Niente e nessuno è ciò che sembra. Esticazzi. Ecco, sì, questo descrive bene Invisible Monsters. Non è un libro, è un delirio, lucido, ma pur sempre un delirio. Cioè, oddio, ad una prima impressione può sembrare solo un incoerente delirio: non si può pensare che una storia così grottesca e surreale (una top model senza mascella – gli uccelli hanno mangiato la mia faccia – una donna che in realtà è un uomo, un uomo che in realtà è una donna, un uomo imbottito di ormoni femminili a sua insaputa) possa essere presa sul serio. Ma Palahniuk spiattella lì senza mezzi termini quello che per gli americani non solo è normale, ma quasi ovvio: la bellezza, gli psicofarmaci, le feste patinate, l’omofobia, l’incomprensione con i genitori (sì, perché la povera Shannon riceve come regalo di Natale dai suoi pacchi su pacchi di preservativi, con Perry Como in sottofondo; e si dispiace per qualunque cosa: Scusa, mamma. Scusa, Dio). Direi che come approccio all'autore, l'inizio è col botto.

L’irresistibile fascino delle bugie. Ecco cos’è. Il tutto mischiato a una buona dose di moda, silicone, chirurgia plastica, pasticche e ormoni.
A libro finito due sono le idee che montano in testa: che essere diversi è l’unico modo per tornare sui binari. E che la bellezza è una maledizione, un demonio che priva le persone della propria anima: l’unica cosa che si arriva a desiderare è di non avere tutto questo.
Una tragedia vissuta e raccontata con uno strano stranissimo tocco di femminilità (ma dopo un po’ pure il confine tra maschio e femmina si comincia a perdere, non è facile fare un distinguo solo perché uno ha il pisello e l’altro no), un dolore tutto al femminile, anche – soprattutto – per chi femmina non lo è.
“La cosa più noiosa del mondo – Brandy dice – è la nudità”.
La seconda cosa più noiosa, dice, è l’onestà.
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