Questa frase basta – ed avanza – per eleggere Carnage di Roman Polanski un autentico gioiellino. Tratto dall’opera teatrale The God of Carnage di Yasmina Reza, poi coautrice della sceneggiatura, e presentato all’ultimo festival di Venezia, l’ultima fatica del maestro ha decisamente fatto breccia. Superato lo scoglio del timore reverenziale col quale ci si avvicina a registi del genere, la pellicola regala bei momenti. Di sconforto. E scoramento. Diciamo che Polanski riesce appieno nell’intento di sconvolgere. Sì, perché l’intenzione è quella: smantellare il perbenismo della middle-upper class americana, riaffermando la potenza primitiva dell’istinto barbaro.
Ma con ordine. Prima la trama. Due nanerottoli undicenni si picchiamo al parchetto, uno rompe i denti all’altro con un bastone. Penelope (Jodie Foster) e Michael Longstreet (John C. Reilly), liberali genitori della picchiato, convocano in casa loro Nancy (Kate Winslet) e Alan Cowan (Christoph Waltz), superimpegnati genitori del picchiatore, per chiarire l’accaduto. Punto. Sì, punto perché in teoria non c’è nient’altro. In pratica, è la caduta libera verso l’inevitabile schianto: si vomiteranno addosso – in più di un senso – magagne, insoddisfazioni e rospi tenuti in gola per troppo tempo.
Un poker di protagonisti, una sola location: è teatro.
Per 79 minuti non ci si riesce ad alzare dalla sedia, incollati, senza tregua. La trama da la stessa dipendenza che il guardare dalla serratura quello che fa il vicino. Spiare dà dipendenza. Perché è così, in questo film Polanski spia senza rispetto la vite di questi quattro.
Quattro, poi, mica tanto a posto. Penelope Longstreet, interpretata da un’isterica Jodie Foster, sembra uscita direttamente da una delle peggiori puntate di Sos Tata: madre-maestrina, pignola, iperprotettiva e nevrotica, sembra peggio di mia madre. Se la prende solo per le cazzate: i tulipani, la torta, cosa è in frigo e cosa no. Micheal Longstreet, bè, poverino. È l’uomo voletedelcaffè, voletedellatorta, l’uomo chivuoledelloscotch: insomma, il sottomesso che poi esplode. Nancy Cowan è una reale meraviglia: falsa, stressata e con la fissa per quel povero criceto. E poi Alan Cowan, lo stronzo per eccellenza, con Walter che chiama sempre nei momenti meno indicati e un mix di John Wayne e Ivanhoe come modello comportamentale.
Ripeto, questo film è un gioiello.
E non parlerò di The Dreamers di Bertolucci. Perché sarà che sono ignorante, però ...
Andrò a vederlo. tutti me ne parlano molto bene
RispondiEliminaincredibile che riesca a colpire così tanto la gente, avendo un unico luogo, eppure mi è stato detto che non stufa mai...incredibile Polanski.