Bel voto uguale Lego. Niente capricci uguale Lego. Natale uguale Lego.
Queste le equazioni che hanno caratterizzato le vite della maggior parte dai bambini. Ma a questo punto vien da dire, non solo. Già perché non sempre sono i bambini a perdere la testa per quei versatili mattoncini, ma anche i grandi. O meglio, diciamo che c’è chi non ha mai superato la fase del distacco emotivo da quel gioco (che gioco non è, per chi è cresciuto negli anni Novanta, ma piuttosto una fondamentale tappa di vita in cui tutti si decide che da grandi si farà l’ingegnere).
Negli ultimi dieci anni un’intera generazione di giovani artisti piuttosto originali si è lasciata ispirare dalla storica azienda danese di mattoncini.
C’è Sean Kenney la cui specialità sono le riproduzioni dei palazzoni della Grande Mela, oltre al classico World Trade Center e all’Empire State Building, anche il caotico Greenwich Village. C’è Henry Lim con il suo stegosauro a grandezza naturale: una chicca. Ci sono Andrew Lipson e Daniel Shiu, famosi per aver realizzato con i Lego le architetture impossibili di Escher. C’è Spite Your Face, società di animazione londinese che realizza video e dvd, soprattutto per il web, che con la tecnica dello stop-motion ha messo su divertenti parodie di grandi film.
Ma di matti ne è pieno il mondo. Negli Stati Uniti – e dove se no? – c’è il Reverendo Brendan Powell Smith che si è messo in testa di ricreare gli episodi della Bibbia attraverso una serie di set Lego. No comment.
Ed infine, il mio preferito: Nathan Sawayasi.




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